C. De Luca: “scusate se non prendiamo tangenti…”
Si è svolta oggi al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca la conferenza stampa indetta da Cateno De Luca, Federico Basile, Laura Castelli, Danilo Lo Giudice e Francesco Gallo per chiarire in maniera definitiva la questione relativa alle modalità di finanziamento dei movimenti politici Sicilia Vera e Sud chiama Nord, oggetto in questi giorni di una campagna stampa che è stata definita “strumentale, distorsiva e fuorviante”.
Prima dell’inizio della conferenza stampa, il sindaco Cateno De Luca ha mostrato una polo con la scritta “scusate se non prendiamo tangenti…”, ricevendo una vera standing ovation dai presenti.
L’incontro è stato aperto dal Presidente di Sud chiama Nord Laura Castelli che ha illustrato una ricostruzione puntuale e documentata degli articoli pubblicati negli ultimi giorni sulla stampa. Un’analisi non solo dei contenuti, ma anche delle modalità di racconto e del timing delle pubblicazioni, che – secondo l’ex viceministra – sembrano chiaramente finalizzati a condizionare l’opinione pubblica attraverso una narrazione distorta dell’attività del partito, nonostante questa si svolga nel pieno rispetto delle regole e con la massima trasparenza.
«È evidente – ha sottolineato Castelli – che l’utilizzo ricorrente di certi vocaboli come “sistema” o “metodo” non è casuale. Si punta a creare una suggestione, un effetto psicologico nel lettore, per far apparire qualcosa di perfettamente legittimo come qualcosa di opaco o sospetto. È una tecnica comunicativa ben precisa, che nulla ha a che fare con il giornalismo d’inchiesta, e molto con la costruzione del pregiudizio.»
È stato il tesoriere del partito, Pietro Picciolo, a illustrare nel dettaglio la documentazione relativa al finanziamento e ai contributi ricevuti da Sud chiama Nord e Sicilia Vera: dalla certificazione dei bilanci, regolarmente depositati e verificati secondo le disposizioni di legge, fino alla ricostruzione della storia delle anticipazioni personali effettuate da Cateno De Luca per sostenere le attività politiche e alle successive restituzioni, sempre tracciate e trasparenti.
Il sindaco di Messina, Federico Basile ha ricostruito la genesi politica della vicenda, evidenziando come l’azione condotta dal neo consigliere provinciale Pietrafitta abbia innescato, nel giro di pochi giorni, una sequenza serrata di atti formali, tra interrogazioni e richieste di accesso agli atti.
Basile ha poi richiamato l’interrogazione parlamentare presentata dal Partito Democratico, definendola «un tentativo strumentale di delegittimare l’amministrazione, preferendo lo scontro pretestuoso al confronto serio sui contenuti e sulle scelte compiute nell’interesse della città».
Danilo Lo Giudice, coordinatore regionale di ScN, con fermezza, ha illustrato la vicenda che ha coinvolto il deputato Calderone, sottolineando l’escalation di attacchi ricevuti.
«È evidente che si stia cercando di mistificare la realtà. Ci siamo confrontati con i nostri legali per valutare i profili giuridici emersi dal 27 aprile ad oggi. Ma la verità è che non dobbiamo tutelare solo noi stessi: dobbiamo tutelare un’azione politico-amministrativa che portiamo avanti non per interesse personale, ma per Messina, per la provincia e per tutta la Sicilia.
Nessuno potrà fermarci in questo percorso. Quello che abbiamo fatto per Messina e quello che stiamo facendo è sotto gli occhi di tutti. Cateno De Luca prima, e Federico Basile poi, hanno avviato una rivoluzione amministrativa che nessuno può smentire».
A chiudere la conferenza stampa è stato il fondatore di Sud chiama Nord Cateno De Luca, con un intervento lungo e articolato nel quale ha ricostruito i punti salienti:
“Dal 2018 a oggi abbiamo avuto rapporti con oltre 1.000 liberi professionisti, 500 imprese e 1.000 fornitori. Se l’1% ha contribuito alla nostra azione politica, rispettando ogni norma, dove sarebbe lo scandalo? La verità è che si vuole colpire chi ha osato costruire un’alternativa credibile partendo da Fiumedinisi.
Come si può parlare di ‘metodo’ quando tutti i dati sono pubblici, tracciabili, perfettamente legittimi e rispondono a precise norme di legge? La libertà di iscriversi a un partito, o di sostenerlo anche economicamente, è un diritto costituzionalmente garantito: solo la legge può porre limiti, non certo alcuni giornalisti che dell’opportunità – o meglio dell’opportunismo – hanno fatto carne da macello quotidiana.
È del tutto evidente infatti che stiamo subendo un clima di intimidazione, costruito scientificamente e finalizzato a colpire la nostra credibilità.
Un attacco orchestrato che si muove su più livelli. La prima finalità è quella di mascariare, infangare la nostra immagine di buona amministrazione agli occhi dell’opinione pubblica.
La seconda è quella di indebolirci e delegittimarci, per renderci più facilmente isolabili o, peggio, assorbibili attraverso le solite logiche da ‘mangiata di pasta”’
La terza è quella di intimidire chi ci sostiene, scoraggiando donazioni lecite e trasparenti con la minaccia implicita di finire sbattuti in prima pagina, travisando i fatti in modo subdolo e maligno.
La quarta è ancora più grave: farci apparire come soggetti da monitorare nei palazzi di giustizia, insinuando il sospetto che possiamo abusare del nostro ruolo. Perché si sa: ‘un procedimento penale non si nega a nessuno’.
Ebbene, non è la prima volta che vivo un clima simile. Ricordo ancora la prima domanda che mi fu posta dal Procuratore della Repubblica Vincenzo Barbaro, durante l’interrogatorio di garanzia il 2 luglio 2011, dopo il mio primo arresto del 27 giugno:
‘Perché non ha denunciato i consiglieri di minoranza del Comune di Fiumedinisi per il contenuto delle loro interrogazioni in merito al contratto di quartiere e alla realizzazione delle difese spondali?’.
Una domanda che racconta molto più del processo stesso: racconta un certo modo di intendere il potere, di piegare la legalità a convenienza. Noi non abbiamo mai piegato la schiena, né allora né oggi. Continueremo a fare politica a testa alta, senza paura, perché abbiamo la coscienza pulita e la forza delle idee dalla nostra parte.»
