“La Regione Siciliana deve interrogarsi seriamente sul proprio ruolo in relazione al sistema delle autonomie locali e ai principi di sussidiarietà orizzontale e verticale. Oggi continuiamo ad assistere a una gestione inefficiente, clientelare, parassitaria e, in troppi casi, illecita. QUESTO È IL PIZZO LEGALIZZATO che si aggiunge al pizzo della malavita organizzata.
È su questo che dobbiamo riflettere!
Viviamo nell’era della lobbizzazione dei servizi pubblici essenziali: rifiuti, acqua, energia, sanità, demanio marittimo, trasporto pubblico locale. Ambiti che dovrebbero garantire diritti e sviluppo e che invece rivelano un sistema profondamente malato. Oggi non esiste un solo dirigente, funzionario o responsabile periferico della Regione che non abbia un “padrone”. È questa la radice del problema: un meccanismo che soffoca i veri imprenditori e trasforma i cittadini in sudditi.
Si arriva perfino a violare le leggi sulle conferenze di servizi, sulla ZES e su norme approvate da questo stesso Parlamento, come quelle relative alla gestione delle aree demaniali. E allora chiediamoci: a quasi un anno dall’approvazione della legge, quante conferenze dei servizi sono state concluse con l’assegnazione definita delle aree demaniali?
Nessuna!
E perché? Perché c’è un becero spirito di conservazione anche da parte di certi uffici demaniali in barba alle leggi dello Stato e della Regione.
Quando abbiamo provato semplicemente a proporre micromodelli di trasporto pubblico locale, si è immediatamente messa in moto la lobby del settore: telefonate, pressioni, interventi. E non c’è da stupirsi se oggi il trasporto pubblico locale — un settore che vale oltre un miliardo e mezzo di euro — è finito nelle mani di un unico gruppo familiare, replicato in una moltitudine di consorzi.
Domani, nella mia conferenza stampa, affronterò proprio questo tema. Perché la questione non è solo politica: è istituzionale e morale. Lo dice uno che, quando fu arrestato la prima volta, si ritrovò tra i principali accusatori cinque dirigenti e funzionari regionali, pronti a sparare come un grilletto nelle mani di un sistema politico deviato. Io sono stato sempre assolto ma questi delinquenti di burocrati regionali non hanno pagato il prezzo delle loro false testimonianze.
Non è normale che un parlamentare che decide di contrastare certi sistemi debba vivere sotto scorta. Questa è una Sicilia che non mi è mai piaciuta, al di là dei ruoli politici o delle etichette.
Noi abbiamo il dovere di dare l’esempio. Ma oggi il sistema regionale, che esempio offre? Da dieci anni viene saccheggiato il Fondo delle Autonomie Locali, togliendo risorse ai Comuni ed alle ex province e vengono accusati i sindaci di inefficienza perché, per carenze di risorse, non riescono neanche a pulire i tombini — e quando arrivano i disastri, contiamo i morti. Questo Parlamento continua a usare quel fondo per i comuni come un bancomat per alimentare circuiti di potere spesso malavitoso e di controllo della vita dei siciliani.
Io chiedo un sussulto di dignità, al Governo e a quest’Aula.
La visione deve essere chiara: una Regione che si è sempre voluta considerare “uno Stato nello Stato” deve saper programmare, fissare obiettivi strategici, ma decentrare il più possibile la gestione con regole certe di efficienza, efficacia, economicità e trasparenza.
Occorre riportare i centri di costo più vicini ai cittadini, restituire autonomia vera agli enti locali e dotarsi finalmente di un sistema di controllo e monitoraggio che brilla di terzietà. Oggi, infatti, non esiste alcun criterio chiaro per capire perché un parere venga concesso o negato: un semplice diniego della Sovrintendenza, del Genio Civile o della Forestale può bloccare interi investimenti, e per sbloccarli bisogna capire “a chi appartiene” il funzionario o il dirigente che firma per farsi raccomandare.
E quando un governo rischia di cadere per la nomina di un dirigente, significa che il rapporto tra politica e burocrazia è diventato patologico. Questo Parlamento ha il dovere di spezzare questa cappa per eliminare la tentazione, perché chiunque entrerà in un sistema contaminato rischia di esserne trascinato nella mala gestio.
Solo leggi nobili ed elevate, votate da un Parlamento libero e coraggioso, possono bonificare davvero questo sistema malato.”
Lo afferma Cateno De Luca, capogruppo all’Assemblea Regionale Siciliana di Sud chiama Nord.
