Intervista a Libero
di ANDREA MUZZOLON
«Sentire certe critiche al taglio dell’Irpef voluto dal governo mi fa arrabbiare: se una misura è positiva bisogna dirlo, anche se si è all’opposizione». A sostenerlo è Laura Castelli, presidente di Sud Chiama Nord ed ex viceministro dell’Economia per il Movimento 5 Stelle. Non proprio una figura storicamente vicina a Giorgia Meloni insomma.
Onorevole Castelli, l’opposizione è stata molto dura nei confronti della manovra finanziaria. Lei che idea si è fatta del testo?
«È una manovra che fa delle scelte, andando a investire sulla famiglia, sulla disabilità, sui territori colpi dal sisma. E conferma la Zes unica che è stata un gran successo».
Il campo largo ha molto criticato il taglio dell’Irpef, giudicandolo insufficiente. È davvero così?
«Si guarda il dito e non la luna. Quella di oggi potremmo definirla la quinta tappa di un percorso iniziato con il go verno Draghi che ha portato a ridurre gli scaglioni Irpef da cinque a tre. Nel complesso, sono stati coinvolti oltre 20 milioni di italiani in quella che possiamo definire una riforma storica, resa possibile grazie alla costanza e al coraggio del governo Meloni.
Le critiche sono puramente strumentali: gli italiani sono stufi della solita cantilena ipocrita. Poi ci si chiede perché non vanno più a votare…».
Anche il governo Conte sembrava voler intraprendere la strada del taglio del cuneo, ma da Bruxelles poi non era arrivato il via libera. Come mai?
«Il problema fu la smania di voler fare tutto subito, dalla flat tax al taglio dell’Irpef, passando per tante altre misure costose. Poi, grazie all’autorevolezza di Mario Draghi, siamo riusciti a convincere Bruxelles che quella fosse la strada giusta da seguire. Certo, fa specie la posizione della sinistra: penso per esempio ai dem Antonio Misiani e Maria Cecilia Guerra, in prima fila al fianco di Draghi e ora sulle barricate contro il governo Meloni che sta portando avanti quel lavoro».
Così però rischia che i suoi ex alleati l’accusino di essere passata dall’altra parte della barricata…
«Tutti sanno che io sono un tecnico e odio quando chi fa politica non è oggettivo. Considerando tutto il cammino che ha portato all’attuale riduzione del cuneo fiscale, nessuno può dire di aver fatto meglio nella storia di questo Paese. Questa sarà la riforma del cuneo più importante degli ultimi 70 anni, le critiche fanno ridere».
Che consiglio si sente di dare a Meloni e Giorgetti?
«Nella manovra penso manchino investimenti significativi sugli enti locali, ma so bene che la coperta è corta. C’è ancora tempo in Parlamento per rivedere questa parte che ritengo fondamentale per sostenere l’economia di territorio. Stiamo uscendo da una procedura d’infrazione che per fortuna non ha fatto troppi danni: spero che l’anno prossimo si riusciranno a mettere a terra più risorse». In Calabria Sud Chiama Nord si è presentato al fianco di Roberto Occhiuto. Vi state avvicinando al centrodestra? «In Sicilia abbiamo numeri importanti e stiamo crescendo in tutta Italia, quindi abbiamo voluto mettere la nostra esperienza al servizio di altri territori. Noi ci siamo sempre dichiarati post-ideologici, quindi siamo aperti al dialogo con chi vuole fare buona amministrazione. È il caso di Occhiuto, ma anche di Cirielli in Campania. La sinistra invece è sempre più arroccata su sé stessa e sa solo litigare al suo interno. Ho conosciuto tanti Pd, ma con quello di Elly Schlein è impossibile confrontarsi».
